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Comune di Taurianova
domenica, Dicembre 22, 2024

Che belli i “giochi di una volta”

Un viaggio tra i giochi di una volta: ‘u lignedu, a nucida, ‘u sguazzu

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Ma quanto può essere bella la tradizione? Tutti quei valori, quegli usi e costumi (ma anche giochi) che ci sono stati tramandati per generazione e generazione. La tradizione popolare è quella più intima che possa esistere e che unisce e rende partecipe una piccola comunità di persone. Ciò che non passa mai di moda è proprio la tradizione. E non possiamo dimenticare i giochi che noi facevamo da piccoli e che ancor prima di noi facevano i nostri nonni o bisnonni. Pensiamo per un attimo alla generazione Z, spesso assuefatta dai dispositivi di ultima generazione, incantata dal potere dei videogiochi che non fanno assaporare la bellezza del gioco vero fatto di mani sporche di terra e di ginocchia sbucciate. È proprio a loro e alle generazioni future che dobbiamo far conoscere e praticare i giochi della tradizione per far sì che questa non scompaia mai e per evitare la schiavitù tecnologica. 

Il gioco è da sempre sinonimo di divertimento e di passatempo. I ragazzi calabresi passavano intere ore con diversi giochi per riempire le loro giornate. Alcuni di questi giochi non sono passati mai di moda, altri li facevano i nostri nonni con tutte quelle “cianfrusaglie” che la natura gli metteva a disposizione dato che non tutti potevano permettersi giochi fisici con cui giocare.

Nella Taurianova antica erano sicuramente tanti i bambini che intorno agli anni ’40 e ’50 si riunivano per fare comunella nei lunghi pomeriggi. Per l’occasione ho “intervistato” una delle tante nonne del nostro paese che insieme alle altre rappresentano un patrimonio storico per la nostra tradizione. Tutti i bambini si riunivano ‘a chjazza o nelle proprie contrade o quartierini per giocare. Tra i tanti giochi:

  • ‘A nucida (la nocciolina), un semplice gioco che comportava nello scavare una fosseda (fossa) nella terra e fare centro lanciando i ‘nucidi al suo interno e chi riusciva a fare centro li usava per mangiarli a merenda;
  • U sguazzu (perché si mescolavano le monete tra le mani), gioco in cui a turno si lanciava la moneta da 5 lire, chi otteneva testa si prendeva tutte le monete messe a disposizione come premio;
  • ‘A Buttuni (bottone), anche questo era un gioco praticato soprattutto dai maschietti. Come prima cosa si disegnava per terra un quadrato a sua volta diviso in 4 parti, i partecipanti al gioco possedevano una porzione di bottoni. Vinceva chi faceva entrare più bottoni all’interno dei quadrati;
  • ‘U lignedu (legnetto), che consisteva nel lanciare il legnetto oltre il punto precedentemente stabilito;
  • ‘U campanaru, che come dice la parola stessa sta a indicare un campanile di una chiesa, era un gioco che consisteva nel disegnare una campana per terra divisa in otto parti. Ogni bambino doveva quindi lanciare un sassolino in ogni parte senza uscire fuori.
  • ‘A mucciateda, che altro non è che il moderno nascondino.

Con l’evolversi dei tempi tutto è cambiato e con esso anche il gioco, che sicuramente, ha assunto diversi aspetti. I nuovi giochi sono belli, ma non dimentichiamo mai le nostre radici ed anche quelle dei giochi, perché è da un gioco nuovo di zecca che in realtà può provenire una storia antica di secoli.

E voi che giochi facevate da piccoli? I vostri nonni vi hanno mai raccontato di qualche gioco in particolare? 

Nella foto di copertina in primo piano una foto del Carnevale a Taurianova del 1953, con a sinistra Girolama Alessi e a destra Franca Porcaro.

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