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mercoledì, Ottobre 30, 2024

La donna come l’uomo è libera

Rita Levi Montalcini “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.

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L’incendio della fabbrica Triangle di New York che coinvolse la morte di numerose donne oltre che uomini, è uno degli eventi ricordati come Giornata internazionale della donna, ma non è da questo, che trae origine la Giornata della donna. 

L’idea di una Giornata internazionale della donna nasce nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. Ció che spinse il partito ad istituire questa ricorrenza fu una grande manifestazione in favore del diritto di voto a tutte le donne, che posseggono questo diritto da non molto. 

L’8 marzo è una data simbolo, non solo per mettere in evidenza la donna ribadendo la sua eguaglianza rispetto al mondo maschile, ma anche per ricordare e sottolineare le numerose battaglie che la donna ha dovuto affrontare (e continua ad affrontare) nella società per ottenere diritti e il suo posto nel mondo. Nel festeggiare questa giornata, non possiamo dimenticare le lotte sociali.

In Italia solo nel 1946 ci fu la prima celebrazione ufficiale in occasione della donna e come simbolo della festa venne scelta la mimosa. La donna oggi non è più una sottomessa dell’uomo come nel Medioevo o come nella società patriarcale costituita dal marito-padre padrone. Purtroppo però è noto che la violenza esiste in modo terrificante e spesso la donna ne è vittima.

La donna come l’uomo è libera. La donna non è solo la casalinga di turno o tutta quell’accozzaglia di nomignoli che le affibbiano per sminuirla e renderla inferiore. Annulliamo gli stereotipi sessisti del tipo “la mamma stira e lava” mentre il papà “lavora”, perché la donna non è detto che sia una mamma o una tradizionale casalinga come non è detto che il papà lavori.

La donna non è parte di una determinata categoria fissa ed immobile; lei può essere tutto ciò che sceglie di essere proprio come l’uomo e la società siamo noi quando critichiamo una ragazza che indossa una gonna più corta del solito e la giudichiamo solo per questo come poco di buono.

La società cattiva siamo noi quando critichiamo una mamma-donna che va al bar con le amiche e non sta a casa a fare i suoi doveri. Perché? Chi lo dice che uscire con le amiche equivalga a non essere una brava mamma o una degna lavoratrice, o che indossare una gonna corta non sia giusto? Perché un uomo può avere diverse relazioni mentre la donna non può averle? Perché tutt’oggi le donne criticano altre donne, a volte anche senza un motivo valido, solo per sentirsi più forti?

La risposta è facile quanto estremamente difficile ed i perché sono tanti. Uno dei tanti perché potrebbe essere il fatto che c’è una sorta di ottusità mentale che non aiuta a cambiare mentalità.

Apriamo la mente, viviamo e lasciamo vivere. Una parola cattiva, un appellativo sbagliato, le cattiverie gratuite possono uccidere una persona interiormente, che esso sia uomo o donna. Rieduchiamo le nostre visioni e la nostra mente, e poi impegniamoci ad educare le future generazioni. La scuola in Italia continua così a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla base delle quali le bambine ed i bambini formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni.

Un quadro molto chiaro lo si ricava da un’indagine realizzata da una ricercatrice sui testi per la quarta elementare delle maggiori case editrici italiane. Secondo i risultati di questa ricerca il genere femminile è sotto rappresentato. Le donne poi vengono caratterizzate da aggettivi come: pettegole, invidiose, smorfiose, affettuose, apprensive, premurose, pazienti, tenere, vergognose, servizievoli, comprensive, docili.

Tra gli aggettivi riferiti esclusivamente al genere maschile si trovano: sicuro, coraggioso, serio, orgoglioso, onesto, ambizioso, minaccioso, pensieroso, fiero, duro, generoso, egoista, iroso, saggio, audace, libero. Tra i protagonisti maschili il 70% lavora (contro il 56% delle donne) e ha 50 diverse professioni (tra cui re, cavaliere, marinaio, medico, scienziato, mago, ingegnere, direttore d’orchestra). Tra i personaggi femminili le professioni sono 15 di carattere prevalentemente domestico e quasi del tutto slegate dalla realtà (la maestra è la professione più frequente, ma ci sono anche strega, principessa, fata, casalinga).

Come si evince quindi anche il linguaggio è un’arma a doppio taglio, perché la lingua non è neutra ed il suo uso non è innocente. Cerchiamo di festeggiare questo giorno con una consapevolezza diversa, riflettiamo prima di parlare e di giudicare e impegniamoci per non rendere vane le lotte che le donne hanno portato avanti con grande coraggio nel corso della storia. Cambiare atteggiamento permette di cambiare la società e di migliorare il futuro. Rievocando le parole di Rita Levi Montalcini “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.

Donna – Mia Martini

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