Cari studenti e care studentesse, oggi mi rivolgo a voi. Sono una studentessa e sto vivendo come tutti voi un momento particolarmente difficile e ciò che sento di dirvi è “vi comprendo“.
Avrei iniziato così una lettera scritta a penna in questo tempo che invece trascorriamo soprattutto dietro agli schermi. La pandemia ci ha tolto molto, anche se ci sta dando una maturità e una consapevolezza nuova. Abbiamo imparato quanto una semplice passeggiata alla luce del sole possa rappresentare tutto e allo stesso tempo quanto la vita sia preziosa e degna di essere vissuta con tutte le difficoltà che comporta.
Tutto è iniziato come un fulmine a ciel sereno, e noi studenti ci siamo ritrovati d’un colpo dietro un computer che ha rappresentato la nostra unica risorsa per interfacciarci con la realtà. Stiamo combattendo una guerra contro un nemico invisibile, che ci ha messo a dura prova e ci ha reso impotenti togliendoci la nostra libertà e le nostre abitudini. I banchi di scuola e le aule universitarie, si sono svuotati un po’ come le nostre vite.
Noi studenti ci siamo sentiti soli, abbandonati, frustrati, esiliati. La nostra quotidianità è stata stravolta, e se fino a poco prima la nostra motivazione era rappresentata dall’andare a scuola, all’università o nelle uscite con gli amici, con il tempo questa stessa motivazione è stata sostituita da insicurezze e incertezze sul futuro. Vivere un anno accademico o scolastico dietro un computer consuma le giornate, la vista e i nostri momenti più belli. Ci si sveglia al mattino, e per la maggior parte del tempo si seguono le lezioni o si studia, e poi d’un tratto ci accorgiamo che è già sera e che un’altra giornata è passata.
Le nostre relazioni sociali e gli scambi con i nostri colleghi, compagni e amici, avvengono tramite Whatsapp o con un qualsiasi altro tipo di piattaforma ed infine le nostre aule sono diventate Google Classroom, Meet, Microsoft Teams, che fino a qualche tempo fa non sapevamo neanche a cosa servissero. Non si possono dimenticare i più piccoli, che hanno dovuto affrontare una didattica a distanza, ancora più difficile da sopportare per loro che hanno bisogno di giocare a tu per tu con i compagni, di conoscersi ed imparare a relazionarsi e interfacciarsi con il mondo.
Ed è proprio per loro e per noi che non possiamo permetterci di mollare e di arrenderci, perché è solo un momento di passaggio che certamente sta durando più del dovuto, ma che dobbiamo affrontare tutti insieme ed uniti dalla speranza di ricominciare a vivere le nostre vite al di fuori delle protettive mura di casa. Niente sarà più come prima, perché da questa situazione ne usciremo cambiati interiormente, feriti dai mesi difficili ma forti e vogliosi nel rendere il mondo un posto migliore. Stiamo facendo dei sacrifici, come molti altri che stanno dando un loro contributo per rendere il mondo un posto più sicuro.
Concentriamoci sulle cose positive della vostra vita, perché c’è sempre una luce anche nel posto più buio. Non facciamoci trasportare dalla negatività e non permettiamo alla paura e all’angoscia di pervaderci. Ciò che stiamo vivendo non è scontato, non è facile da sopportare, ma non è neanche impossibile da superare. Con coraggio riponiamo fiducia prima di tutto in noi stessi, e perché no pure in un governo che anche se delle volte si è dimenticato dei nostri bisogni, per antonomasia, è sempre dalla nostra parte. Alla fine aveva ragione il corrispondente di guerra Ernest Hemingay: “Il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare”.