Ultime ore di un anno dispari, 29 dicembre, Cittanova sembra Londra, avvolta dalla nebbia che rende l’atmosfera natalizia carica di suggestioni tra le luci raffinate dai colori caldi e in sottofondo quella villa comunale che fa invidia anche di notte.
Entrare in teatro non è più un’azione scontata, i teatri sono rimasti chiusi per così tanto tempo che non puoi non pensare al tuo ultimo concerto, e tra nostalgie e brividi prendi posto e anche se sono le stesse poltroncine del cinema, che hai iniziato nuovamente a frequentare, essere lì per un concerto ti riempie di entusiasmo perché finalmente puoi ascoltare la musica suonata veramente, aprire l’orecchio, ogni tanto cantare, battere il tempo con la penna tra le mani, e smettere per qualche ora di dover precisare persino l’ovvio.
Inizia il concerto quasi con un omaggio al luogo che per una sera si è messo il vestito della festa, il brano È tutto qui è infatti anche colonna sonora del film “L’Incontro” di Salvatore Romano, disponibile sulle piattaforme in streaming. Si continua con Il gioco degli amanti e arriva il manifesto di Barreca che introducendo il brano Il peso delle virgole dice: «Bisogna rispettare le pause, le virgole, e ripartire dalle semplice cose, è questa la via del bene comune».
Barreca mette in scena uno splendido paesaggio sonoro, dove ogni musicista diventa protagonista. Riccardo Anastasi al pianoforte e tastiere, capace di “suonare contemporaneamente” vita e musica, anima e cuore; alla batteria la forza dirompente di Alberto Catania; alle chitarre la classe e la potente intensità di uno dei migliori chitarristi calabresi Massimo Garritano; al basso il suono elegante di Crispino Mangano, ai cori la voce di Natalia Saffioti, che a tratti ricorda Nada, e poi il polistrumentista Matteo Scarcella che ai fiati ha dato un suono viscerale. Barreca continua con i brani tratti dal suo album Dall’altra parte del giorno, è la volta di Lontani da te, e poi scava nel repertorio del cantautorato classico italiano e sceglie i brani più belli come Mio fratello che guarda il mondo. Il brano ha una dedica ed è per Mimmo Lucano, spiegandola abbraccia tra le righe il pensiero di Gino Strada e dice: «Il reato di solidarietà non potrà mai essere condannato».
La nudità è forse la canzone più profonda dell’intero disco, che descrivendo una violenza psicologica subita da una donna sprigiona una riflessione straziante, il concerto continua con Non ho imparato a vivere, ma c’è bisogno di un break, è il momento adatto per cambiare soggetto e arriva Carte da decifrare, uno dei brani più belli di sempre dell’immenso Ivano Fossati, brano che Barreca sa cucirsi addosso con un’interpretazione che trasforma il suo mood scuro in una caldissima poesia d’amore. Finisce con Ciao la prima parte di un concerto del cantautore taurianovese che seguendo un immaginario ispirato dai concerti dei cantautori che ha sempre seguito, tra una canzone e l’altra prova a raccontarsi tra imbarazzo e incredulità di essere lui l’artista per cui si è pagato il biglietto d’ingresso.
E’ il momento dell’ospite Mauro Ermanno Giovanardi, che sceglie tre brani di suoi tre album diversi, parte con la sublime Nel centro di Milano, brano tratto dall’album Il mio stile, che ha ottenuto la Targa Tenco come miglior disco dell’anno ed era il 2015, poi dall’album Maledetto colui che è solo presenta con la sua voce sensuale e calda Come ogni volta e infine ricordando la vetrina mediatica della kermesse canora più seguita, con un semplice «La television ha la forza di un leon» l’ex La Crus ci regala il brano Io confesso che presentò a Sanremo nel 2011.
E’ il momento del duetto e scelgono un tributo a Fabrizio De Andrè con La canzone dell’amore perduto e la capacità di entrambi di commuovere e affascinare.
Mauro Ermanno Giovanardi, come tutti i cantautori dopo il lockdown che li ha violentemente fermati, calca i palchi con quella delicatezza che si riserva ai fiori più belli ma più fragili e come un fratello maggiore incoraggia Barreca, e a fine concerto con pochi gesti gli insegna anche quell’inchino che gli augura di fare tante e tante altre volte.
Per il brano La parola noi che dedica ai suoi fans, anche se fa un giro di parole, quasi per paura di pronunciare quel termine, Barreca sceglie la versione piano e voce, accompagnato da Riccardo Anastasi che suona forte quei tasti bianchi e neri che bastano, e questa atmosfera essenziale, a cui si aggiunge il meraviglioso sax di Matteo Scarcella, rimane anche per il primo brano dello spazio cover: L’animale di Franco Battiato che è una risposta alla sua Non ho imparato a vivere. Si passa a Stelle di stelle con cui duetta con Natalia Saffioti e poi l’incantevole La casa in riva al mare di Lucio Dalla a cui regalano un arrangiamento fresco e vivace e anche un coro finale che le mascherine non fanno esplodere.
Dall’altra parte del giorno è la tracklist che è già una precisa intenzione e anche live i fiati accarezzano le parole e il pubblico che viaggia accompagnato da una parte strumentale che fa apprezzare ancora di più gli straordinari musicisti, ma non c’è tempo di andare lontano perchè si cambia registro con la cover che non ti aspetti, Forma e sostanza, e una bella scarica di chitarra elettrica che ci restituisce una limpida fotografia del momento che siamo vivendo, con un’emergenza mondiale che ci obbliga a provare ad essere empatici ma alla fine ci ritroviamo a farci a pezzi. Chissà magari è un’apertura a qualche incursione rock futura.
La parte finale del concerto è riservata a Non esistono canzoni felici e all’emozione che si fa sempre più palpabile: «Le mie canzoni non saranno mai felici, ma stasera un minimo di felicità me l’avete regalata».
Barreca esce, le luci si spengono per poi rientrare con l’ultimo suo singolo Tempo da aspettare che sarà davvero un nuovo inizio e poi la chiusura con A muso duro, che oltre ad essere un omaggio a Pierangelo Bertoli è stato molto di più.