Betlemme era un piccolo paesello, ma non sconosciuto, a circa 10 km a sud di Gerusalemme e nell’Antico Testamento viene menzionato 44 volte.
Greccio è un borgo della provincia di Rieti, incastonato tra le rocce. E 800 anni fa, circa due settimane prima della festa di Natale, San Francesco – presente in questo borgo storico – si rivolse a un certo Giovanni, suo amico da tempo, dicendogli: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello» (Fonti Francescane, cap. XXX).
Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.
Son servite però molto più di due settimane per riproporre anche a Taurianova un presepe vivente in cui abbiamo rivissuto ciò che è avvenuto a Betlemme più di duemila anni fa.
Protagonisti i bimbi della scuola primaria Monteleone con le loro maestre e le loro famiglie che sono riusciti a risvegliare in tutti i visitatori la nostalgia del silenzio e della preghiera, nella vita quotidiana spesso tanto frenetica. Silenzio, per poter ascoltare quello che Gesù ci dice da quella “cattedra” singolare che è la mangiatoia. Preghiera, per esprimere lo stupore riconoscente, per chiedere una grazia, per ringraziare per tutto ciò che si ha nella vita.
Tanta la tenerezza suscitata ammirando i bambini calati perfettamente nella Betlemme di un tempo, tra luci soffuse e scenografie curate nei minimi dettagli.
L’Ex Asilo Pontalto ha creato un’atmosfera che ha trasportato chiunque in ben due viaggi nel tempo. Il primo nei ricordi della propria infanzia con Suor Ernestina e le altre suore che hanno accolto tutti in quel luogo in cui ogni angolo continua a parlare, e poi un viaggio più lontano e l’opportunità di contemplare il mistero della nascita di Gesù e di riscoprire il vero significato del Natale.
Il Presepe Vivente è stato però anche una forma di impegno comunitario che ha coinvolto persone di tutte le età. Dai bimbi della scuola e i loro fratellini fino ai nonni, tutti fondamentali nel dare vita a questa rappresentazione. La costruzione delle scenografie, la realizzazione dei costumi, e la preparazione delle scene hanno richiesto una partecipazione attiva di tutta la comunità, rafforzando i legami e creando un senso di appartenenza.
Ecco, in un mondo ideale sarebbe bastato scrivere così il pezzo sul presepe vivente che ha visto migliaia di visitatori nello scorso fine settimana, ma siamo a Taurianova, il paese è piccolo e la gente mormora…
La storia della nascita di Gesù è diventata sicuramente viva e palpabile, suscitando riflessioni spirituali e ispirando i cuori dei visitatori, ma se da una parte l’umanità, la gioia, ma anche la semplicità e la povertà che circondavano la nascita di Gesù sono stati catturati in modo tangibile, toccando le corde emotive di coloro che hanno visitato il presepe vivente, dall’altra c’è stata quasi una gara per riuscire ad ottenere o meglio a dare la paternità dell’evento.
Abbiamo infatti letto sulla Gazzetta del Sud “Il presepe vivente realizzato dalla Proloco”, Approdo Calabria ha intitolato il pezzo “I bambini protagonisti assoluti”, Taurianova Tv ha scritto: “l’IC Monteleone-Pascoli in collaborazione con la Proloco di Taurianova ha organizzato un suggestivo presepe vivente”, lo staff del sindaco ha diramato una nota in cui si leggeva: “Comune, l’Ic Monteleone-Pascoli e Proloco impreziosiscono il programma natalizio” e poi ci sono tante dichiarazioni, qualche operatore pare che indicasse prima delle interviste chi ringraziare, e poi ci sono tanti post in cui si leggono verità opposte.
Allora chi scrive vuole raccontarvi ciò che ha visto e vissuto in questi mesi da zia di due pastori dormienti, e per questo motivo dentro perfino i famosi gruppi whatsapp, quelli in cui sono arrivati in media 100 messaggi al giorno, ma il più divertente è stato quando abbiamo letto in tante: “Sono arrivati gli animali, c’è solo il signor Fazzari, chi può venire immediatamente per aiutarlo a portarli dentro?”.
Ed il signor Fazzari non è rimasto solo perchè nonostante fosse l’orario di pranzo sono arrivati altri papà. Così come nei giorni del montaggio delle scene tanti papà (Crisafulli, Ventrice, Cicciarello, Concolino, Romeo, Raso, lo stesso Fazzari e tanti tanti altri) hanno lavorato con amore. Di mattina e di sera e perfino le domeniche.
C’è poi chi ha lavorato per riempire le scene e sono tante le nonne che si sono messe a disposizione che hanno aperto gli armadi, che hanno spolverato ricordi. C’è anche chi ha cucito gli abiti, su commissione e pagati dalle famiglie oppure su commissione e ripagati dall’affetto degli alunni nipoti o amici.
Ci sono tutte le maestre, quelle folli, per chi scrive la maestra Rosa, Grazia, Tita, Mariuccia, Pina, ma anche quelle delle altre classi con cui in qualche modo ci sono stati confronti e interazioni. Folli perchè bisogna essere follemente creative per ideare un presepe così complesso.
E poi c’è la dirigente, l’amministrazione e la Proloco. Ma poi, e non per sminuire ma per dare a Cesare ciò che è di Cesare. E’ ovvio che se una dirigente non sostiene un evento, non incoraggia il corpo docenti, non sistema tutta la parte burocratica un evento non si fa, come è ovvio che se l’amministrazione non avesse dato i locali, non avesse garantito le luci ed altro l’evento sarebbe stato diverso e non quello che ha emozionato cosi tanto, così vale anche per la Proloco che indubbiamente ha dato un aiuto, ha permesso la presenza degli animali, degli zampognari del servizio d’ordine, c’è stata dove altri inizialmente son mancati, però il presepe è dei bambini, delle famiglie e delle maestre. Di chi lo ha sognato e vissuto, in abiti da scena.
Perchè ciò che rende un Presepe Vivente così speciale è la sua autenticità, ma ciò che lo rende autentico è l’occasione di condivisione e generosità. La condivisione di storie, di coperte, di ceste, di lana, di frutta, di paglia, di animali, perfino di un neonato di poco più di un mese, di calore umano che ha creato un’atmosfera di gioia e solidarietà, trasformando il Presepe Vivente in un evento inclusivo e accogliente, in una grande famiglia. E io sono certa che oltre ogni titolo, ogni articolo, ogni servizio… sia l’Amministrazione, sia la dirigente Muscolino e sia la Proloco siano tutti felici di aver contribuito fattivamente affinché si potesse realizzare un evento straordinario che ha permesso a tutti una pausa dalla frenesia quotidiana.
È stato un miracolo di tradizione, spiritualità e comunità, di tutto ciò che continua a illuminare le festività natalizie, portando la storia di Gesù nelle strade e nei cuori di chi ha il privilegio di viverlo. Io arrivata alla capanna, davanti quel Gesù Bambino che è stato un dono prezioso perchè “vero”, ho pregato perché Federico potesse guarire e al suo ritorno la scuola potesse organizzare un altro evento con lui felice fra tutti i bimbi. E ho pregato che nessun bambino soffra più. Il resto è polemica sterile che tra qualche settimana nessuno ricorderà più. Peccato che non ci sarà la replica, ma qualcuno diceva che le cose belle durano poco. E il presepe vivente è stato bellissimo.