Era anche un venerdì il primo aprile di 45 anni fa, era il giorno del compleanno dell’appuntato Stefano Condello (sposato con due figlie, Antonietta, 16 anni e Rossana 12 anni), di Palmi, e quella mattina era al volante dell’auto del nucleo radiomobile della compagnia dei Carabinieri di Taurianova, era uscita in perlustrazione insieme ai carabinieri Vincenzo Caruso, 27 anni, di Biscemi in provincia di Caltanissetta, sposato da soli sei mesi e in attesa di diventare padre, e Pasquale Giacoppo, 24 anni, di Messina.
Quel venerdì, durante il loro turno quotidiano di lavoro, interrompono un summit di ‘ndrangheta della cosca Avignone, e proprio lì, in un casolare di contrada Razzà, Stefano Condello e Vincenzo Caruso trovano la morte in un conflitto a fuoco che provoca quattro morti: da una parte perdono la vita i carabinieri, dall’altra Rocco e Vincenzo Avignone, di 35 e 20 anni, zio e nipote. Il carabiniere Giacoppo si salva solo perchè lasciato a guardia della pattuglia, ma quei colpi uditi avranno ferito a morte le sue emozioni, e chissà dove ha trovato la forza per andare proprio lui per primo e da solo verso i suoi colleghi, stesi a terra, investiti da una pioggia di colpi di lupara e di pistola.
Riporta così una nota dei Carabinieri in cui si ripercorre la rievocazione dei fatti storici della strage di Razzà:
“L’Appuntato Condello rispose al fuoco ma venne ferito alle spalle. Il Carabiniere Caruso lo raggiunse e riuscì a colpire gli aggressori del commilitone, ferendoli mortalmente. Ma al sopraggiungere di altri malviventi, anche il Carabiniere Caruso finì per soccombere sotto gli incessanti colpi d’arma da fuoco.
Le indagini fecero piena luce sull’eroico comportamento dell’Appuntato Condello e del Carabiniere Caruso quel giorno i Carabinieri avevano sorpreso in quella casa colonica ben undici mafiosi, che stavano tenendo una riunione di ‘ndrangheta. Si trattava di esponenti delle più potenti famiglie della Piana di Gioia Tauro, che si stavano confrontando per gestire i rispettivi spazi di potere e spartirsi appalti e tangenti.
Il 21 luglio 1981 la Corte d’Assise del Tribunale di Palmi condannò i responsabili dell’eccidio a pesanti pene detentive, ed in particolare a trent’anni di reclusione per omicidio continuato ed aggravato in concorso Giuseppe Avignone, Girolamo Albanese, Vincenzo Zinnato, Domenico Lombardo, Francesco Furfaro, Domenico D’Agostino, Domenico e Damiano Cianci“.
A 45 anni da quel triste giorno, questa mattina, a Taurianova, ha avuto luogo la cerimonia commemorativa particolarmente sentita da tutti gli uomini e le donne dell’Arma, ma anche dai ragazzi della scuola primaria Monteleone e della scuola secondaria di primo ordine Contestabile, che quasi avvolti dal lungo tricolore, hanno non solo ricordato la memoria dei Carabinieri trucidati a Razzà, ma – attraverso la voce di due di loro – hanno innalzato una preghiera intensa e commovente, presso il monumento eretto a Taurianova, nella piazza intitolata ai decorati.
Oggi, il ricordo di ciò che avvenne nella nostra Calabria 45 anni fa, nel cuore degli uomini onesti, è ferita ancora sanguinante, è dolore ancora palpitante, è pianto che scorre come un torrente. Pioveva quel giorno e mancava poco alla Pasqua. Come la spada fu conficcata nel costato di Gesù, e da quella santa ferita sgorgò acqua e sangue a lavare il male del mondo, così, anche qui, quel giorno, acqua dal cielo e sangue dei corpi martoriati di due innocenti carabinieri, si versò sulla terra bagnata.
Accogli, Padre Santo, la nostra preghiera e lacrime del tuo popolo, e fa’ che questa nostra tanto martoriata terra di Calabria si avvii verso un futuro di speranza, di onestà e di rispetto per la vita.
La nostra preghiera innalziamo anche alla Virgo Fidelis, protettrice dei Carabinieri, affinché mai venga meno il Suo aiuto e la Sua protezione a tutti i Carabinieri in servizio nel suolo della nostra Italia e fuori, là dove molti di essi si prodigano per il bene delle popolazioni travagliate dalla guerra.
Tu, Vergine Maria, avvolgi nel Tuo celeste manto, loro e tutti i loro cari e fa’ che mai debbano versare lacrime, perché tante ne versano i familiari dei nostri eroi, Caruso e Condello. Al cielo e alla tua infinita amorevole volontà affidiamo con tutto il cuore la nostra preghiera per la loro sicurezza.
Quindi alla presenza del Comandante Provinciale di Reggio Calabria, Col. Marco Guerrini, del Prefetto di Reggio Calabria, delle massime autorità militari e civili, dei vertici della Magistratura, rappresentanze dell’Arma territoriale e dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dell’Amministrazione comunale, la cerimonia si è spostata nella Parrocchia Maria SS. delle Grazie, dove Mons. Francesco Milito, ha presieduto la la celebrazione della Santa Messa, nel corso della quale, nel rammentare il triste episodio in cui persero la vita i militari a Razzà, ha sottolineato come il servizio svolto dai Carabinieri quotidianamente sia esempio di estremo sacrifico: «Conosco l’impegno che mettete e conosco i pericoli a cui andate incontro, ma siate fiduciosi, non siete soli. Oltre al “sistema”, il Signore è vicino a voi e il Signore non fa differenza se si crede in Lui o no, Lui è accanto a voi che agite con rettitudine».
Quindi il Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi si è rivolto anche ai molti studenti presenti, con l’obiettivo di infondere loro la cultura della legalità: «Le nostre città hanno bisogno di uomini e donne nuove, Taurianova ha questo desiderio di essere nuova già nel suo nome, e mi rivolgo a voi ragazzi nel dirvi di imparare a scuola a rispettarvi, soprattutto quando nelle famiglie non c’è questo atteggiamento. Dovete crescere in armonia con lo Stato e la società affinché tutte le vostre conquiste non siano effimere e l’effimero può avere lo spazio di una cronaca, ma non può avere futuro».
Dopo la Santa Messa ,presso il cippo eretto sul luogo dell’eccidio, a Razzà, è stato deposto a cura dei militari della locale Stazione Carabinieri di Taurianova, un cuscino di fiori devoluto dall’Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Taurianova.
Una cerimonia sentita, che deve crescere di anno in anno, nel ricordo dei martiri, testimoni di legalità e nella condanna verso chi, come ha sottolineato Mons. Milito, «pensa che eliminando la persona, si elimina il suo messaggio, la verità, ma invece i due Carabinieri uccisi a Razzà, oggi, anche a distanza di tempo, sono rugiada per tutti».
Photo © Taurianova Talk