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domenica, Dicembre 22, 2024

Sul “Quaderno” del Centro Studi Bruttium Domenico Caruso scrive della devozione a Maria nella Piana

Si intitola “Folklore calabrese e Poesia dialettale dell’autore” il “Quaderno” del Centro Studi Bruttium di maggio dedicato a Domenico Caruso

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Il “Quaderno” del Centro Studi Bruttium di Catanzaro anche per il mese di maggio ospita gli scritti di Domenico Caruso che ripercorre il “Folklore calabrese e Poesia dialettale dell’autore”. Tra gli argomenti trattati la Devozione a Maria nella Piana di Gioia Tauro e Canti in onore di Maria SS. della Montagna.


Scrive Domenico Caruso:
“Per il popolo Maria costituisce una presenza viva e misericordiosa, sempre pronta a rispondere ai bisogni concreti di ognuno. Come una madre affettuosa, avverte la nostra pur segreta disperazione, avendo sofferto durante la sua esperienza terrena per la crudele sorte del Figlio diletto.
Anche la preghiera popolare, comunitaria senza il carisma dell’ufficialità, spontanea e insistente, esprime la certezza che la nostra richiesta non viene delusa. Durante le manifestazioni che coinvolgono un intero paese per mezzo di processioni, drammi rituali e momenti corali di esultanza, si rinsaldano i vincoli di socializzazione conquistati dalla tradizione.

La visita ai santuari, gli ex-voto, la diffusione di qualche effigie nelle abitazioni, i canti sinceri e suggestivi testimoniano come la devozione di Maria faccia parte della nostra quotidianità.
Nella molteplicità di titoli vi è un’identica realtà: la Madonna, ponte fra cielo e terra, creatura a noi vicina con la quale poter instaurare un legame filiale fattivo e sincero. Le forme
espressive di pietà popolare sono portatrici di valori creativi e mezzi d’incontro spirituale con la Madre Celeste.
Il pellegrinaggio, considerato dalla Chiesa espressione legittima di fede, è il simbolo della condizione itinerante del cristiano. Il desiderio di un incontro più diretto con il divino si risolve spesso con una guarigione spirituale e un’apertura verso il prossimo.
Nelle diverse località della Piana di Gioia Tauro, la Vergine Maria occupa un ruolo di prim’ordine nella devozione popolare”.

E tra le figure di Maria venerate nella Piana si sofferma anche sulla Patrona di Taurianova e scrive:

La prodigiosa effigie di Maria SS. della Montagna, Patrona di Taurianova, fu ordinata nel 1787 per sciogliere un voto da un certo don Vincenzo Sofia – benestante del luogo – a Michele Salerno di Serra San Bruno con bottega a Napoli.
Sistemata – quindi – dentro una cassa sopra un bastimento S. Procopio la Madonna degli Afflitti, in partenza per Gioia Tauro, nel golfo di Salerno fu colta da una violenta tempesta.
Vani furono i tentativi dei marinai, ignari del prezioso contenuto, di sbarazzarsi del carico per alleggerire la nave ed evitare di andare a fondo.

Nel contempo un marinaio scorse, alta sul ponte, una signora con le braccia alzate nell’atto di placare gli elementi. Cessate le onde e arrivati a Gioia Tauro, dove il Sofia l’attendeva, la cassa fu aperta. Incredibile ma vero, quel marinaio riconobbe nella statua della Madonna la signora intravista sul ponte!
Fu così che i cittadini di Radicena (ora Taurianova) sentirono la necessità di sostituire la miracolosa immagine con quella più antica offerta e importata da Capistrano nel 1763 dall’Arciprete Don Domenico Antonio Zerbi.

Il 9 settembre 1894 si verificò un nuovo prodigio: si videro gli occhi di Maria muoversi con singolare vivacità. Era stato deciso – allora – di portare la statua in solenne processione per le vie cittadine quando, in mezzo alla luna alta nel cielo, apparve una grande croce luminosa – come accadde a Costantino prima della battaglia sul Ponte Milvio.
Ciò rappresentava un segno eloquente della protezione divina dai disastri tellurici che da lì a poco si sarebbero verificati”.

Photo Lamorfalab 2019

Domenico Caruso ha inoltre scritto anche il testo di una canzone dedicata alla Madonna della Montagna e nel Quaderno è riportato anche lo spartito con la musica di Camillo Berardi.

A’ Madonna da’ Muntagna
Testo di Domenico Caruso
Musica di Camillo Berardi

Sup’Asprumunti c’è ’na gran Signura,
Maria di la Muntagna esti chiamata:
jèu mu’ l’arrivu no’ cci vìju l’ura
e no’ mi stancu di la caminata.
E comu i nostri patri sonu e cantu,
’u cori ’n manu a’ Vèrgini presentu
e no’ mi movu di lu locu santu
se no’ si poni fini o’ me’ tormentu.
Rit. Matri adorata, no’ m’abbandunati
ca’ li bisogni me’ Vu’ li sapiti,
vògghju gridari pe’ tutti li strati:
“Veniti genti e di prèju ciangiti!”
Rigina chi lu Celu cumandati,
la paci sulu Vu’ potiti dari: .
pecchì pentutu su’ di li peccati,
li Vostri gran virtù vògghju lodari!
E quandu a la me’ casa jèu ritornu
mi sentu veramenti ricriari
e pregu la Madonna notti e jornu
pe’ li figghjòli e li perzuni cari.

(Traduzione in lingua)
Sull’Aspromonte c’è una gran Signora,
Maria della Montagna è chiamata:
io a raggiungerla non vedo l’ora
e non sono stanco della camminata.
E come i nostri padri suono e canto,
il cuore in mano alla Vergine presento
e non mi muovo dal luogo santo
se non si pone fine al mio tormento.
Rit.Madre adorata, non mi abbandonate
perché i miei bisogni Voi conoscete,
voglio gridare per tutte le strade:
“Venite gente e di gioia piangete! “
Regina che il Cielo comandate,
la pace solo Voi potete dare:
poiché sono pentito dei peccati
le Vostre gran virtù voglio lodare!
E quando alla mia casa io ritorno
mi sento veramente ricreare
e prego la Madonna notte e giorno
per i giovani e le persone care.

Photo Lamorfalab 2019
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