Nel cuore pulsante di dell’Ex Pescheria, un luogo dove le storie si mescolano con i volti, dove il profumo della birra artigianale si intreccia con il suono delle chiacchiere vivaci, in questo ambiente accogliente e intriso di atmosfera, ci siamo immersi in un viaggio che porta in una stanza, lì dove c’è un figlio hikikomoro, uno dei circa 140.000 casi italiani.
“L’alfabeto inutile” è l’ultimo libro dello scrittore Michele Caccamo, un monologo, una preghiera laica la definiscono, anche se la preghiera laica non lo è mai. Un atto di dolore e pentimento da parte di un padre che parla al figlio chiuso in una stanza buia dalla quale non esce mai e nel dubbio di meritare il castigo dell’esilio del figlio, il protagonista sembra persino chiedergli misericordia, una grazia di liberazione.
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Michele Caccamo, nel suo libro sul fenomeno hikikomoro, getta una luce penetrante su questo fenomeno enigmatico, esplorando con la sua poesia le radici culturali, psicologiche e sociali dietro questa forma estrema di ritiro sociale. Al padre non resta che parlare ad alta voce, chiedendo scusa, sperando che il figlio intercetti qualche benefica emozione, o la sensibilità e la discrezione con cui l’uomo vive la sua vertigine del vuoto.
Una presentazione insolita e proprio per questo bella, con gli interventi di Filippo Andreacchio e Antonio Salvati e le provocazioni di Michele nella sua città, dove però la cultura non è inclusiva, e si trasforma in un semplice surrogato.
L’Ex Pescheria non è solo un pub; è un rifugio per coloro che cercano una “stanza”, un luogo dove le parole danzano nell’aria e le emozioni trovano casa tra i tavoli consumati dal tempo, e non c’è posto migliore per immergersi tra le pagine di un viaggio coinvolgente attraverso le vite di coloro che sono stati segnati dall’hikikomori.
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L’autore Michele Caccamo racconta del suo amico e del figlio del suo amico, mentre il suono del suo racconto si fonde con la musica in sottofondo e il calore delle luci soffuse. Qui, tra amici e sconosciuti, abbiamo abbracciato la potenza della narrazione per una presentazione che è andata oltre le righe di un normale evento letterario.
Il termine hikikomoro si traduce letteralmente come “essere ritirato” o “isolato”, e descrive un fenomeno sociale in cui individui, principalmente giovani, scelgono di ritirarsi completamente dalla vita sociale e si confinano nelle loro stanze, disconnessi dal mondo esterno e allora essere dentro a questo “santuario” di storie, dove ogni sedia è un potenziale alleato nella scoperta e ogni bicchiere è un compagno nella comprensione, ha fatto aprire gli occhi a mondi interiori nascosti dietro porte chiuse.
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Ci sono libri che vanno letti in una stanza e poco importa se è quella di un pub, o di una casa in montagna, certo è che ti troverai a guardare un muro. E lo farà anche Claudio Baglioni scrivendo le musiche per quello che diventerà teatro. In scena. Con un padre in prima fila.