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domenica, Novembre 24, 2024

La Restanza di Vito Teti e quel cielo in una stanza

A Taurianova la prima presentazione dell'ultimo libro di Vito Teti

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La Chiesa del Rosario stasera ospita il primo grande evento della rassegna Taurianova Legge. C’è l’immenso professore Vito Teti e tantissimi architetti. La storia dei crediti formativi ogni tanto è una fortuna, perchè magari sei al posto giusto nel momento giusto.
Vedo tanti colleghi e amici di mia sorella Nilla, anche lei architetto, pure lei sarebbe qui tra le prime file, fiera anche della “sua” Consulta delle Associazioni (quelle “associazioni che devono restare vicine, collaborare” sentiremo oggi) che patrocinia l’evento.

Vito Teti presenta per la prima volta La Restanza (Einaudi), il suo ultimo libro.

Lo presenta a Taurianova. Riparte “dall’interno. Dai margini. Da un luogo emblematico e bello della Calabria“.

L’attesa spesso è sofferenza, ma anche speranza, pazienza, capacità di ripensare e di rinnovare l’esistenza. L’attesa è attenzione. Avremmo davvero la forza di partire se soltanto immaginassimo che con la nostra partenza il mondo lasciato finisse per sempre? 

La Restanza – Vito Teti

E Taurianova riparte da chi resta. Quante volte anche noi che siamo rimasti, ci siamo sentiti dire dai nostri coetanei che hanno abbandonato la Calabria “che avrei fatto io a Taurianova?”. Tante e tante volte, e forse tutte le volte non abbiamo risposto, perchè noi che siamo rimasti non siamo rimasti per non far nulla, siamo rimasti o siamo ritornati, dopo gli studi o dopo aver fatto esperienze, per cambiare dal di dentro la nostra terra.

Decidere di rimanere oggi significa dare anche una nuova vita alla propria città, perchè se restiamo non lo facciamo perchè qui c’è il lavoro, ma perchè il lavoro ce lo inventiamo, ogni giorno, per resistere. Ed ecco che arriva anche per me la frase del professor Teti: “Nel posto in cui siamo dobbiamo essere scomodi, i luoghi che amiamo hanno bisogno di cura, ma anche di verità”.

Già, qualche volta mi sono sentita scomoda anch’io, qualcuno dice che le mie domande sono scomode, ma il giornalista che non è scomodo può partire e trovare tanti spazi in tanti giornali, chi sceglie di scrivere anche della Calabria, lo fa con la consapevolezza che si è cronisti in una terra difficile, dove prevale la cultura mafiosa. Basta chiedere ai propri amici in rubrica di farci dire il titolo dell’ultimo libro letto. Ecco, a Taurianova non si legge, i libri si spolverano o finiscono per arredare le biblioteche che servono come sfondo per il nostro mezzo busto online.

Dobbiamo recuperare la bellezza della lettura, bisogna leggere e per farlo prima “dobbiamo recuperare il rapporto con il tempo, perché abbiamo molto spesso una memoria corta”, ci ha ricordato il professore.

E spesso siamo di poca memoria perchè il tormento del dubbio toglie il respiro e ci fa rimanere intrappolati. Poi alzi gli occhi al di sopra del professore e vedi una Donna con quella catena che paradossalmente libera. Non tutte le catene imprigionano, alcune sono indispensabili per liberarci dal male.


“Non è possibile separare il viaggio dalla sosta, la partenza dalla sostanza”. E allora dobbiamo leggere e ritrovare il gusto di sfogliare le pagine che il vento a volte fa tornare indietro.

Restiamo nonostante le incertezze. Nonostante la delusione che sfratta i pensieri più alti o l’ingratitudine che scoraggia perfino i cuori più forti.

Restare ha ricordato il professorenon è qualcosa che ci deve tenere con i piedi ancorati a terra, restare non è sinonimo di apatia, di indifferenza, restare non significa stare seduto sui gradini peraltro vuoti dei paesi, restare non significa nemmeno limitarsi a contare quelli che se ne vanno, anche se va fatto, e sotto quest’ottica, questo restare che si lega al tempo e alla memoria, può diventare qualcosa da coltivare, non restare imprigionati nel passato, nel rimpianto, ma restare in una memoria produttiva e fare che quelli che non ci sono più diventino semi della vita, diventino compagni di strada, persone con cui dialogare”.

Il professore Vito Teti con l’architetto Salvatore Greco che ha moderato la presentazione del libro La Restanza.

Ed ecco che ripenso a mia sorella e all’aiuola davanti al Polo Sociale che con l’associazione a lei dedicata stiamo sistemando. “I nostri antenati rimarranno fino a quando noi avremo la forza e il coraggio di raccontarli”. Quel luogo, quella terra, spesso per noi è un’emozione. Certo, quando piantiamo i semi e non compriamo più facilmente le piante già pronte e fiorite, qualcuno ci guarda stranamente, ma per raccontare chi non c’è più, chi ci dà e ci fa arrivare tanta forza, dobbiamo partire dai semi, dobbiamo aver cura del terreno, annaffiare e attendere pazientemente la fioritura. Dobbiamo restituirli i nostri cari. E dobbiamo farlo insieme perchè è davvero insieme che si gioca la vita. Fraternamente. Fratelli tutti. “Abbiamo bisogno di comunità”, dirà il professore. La vita non è un solitario facile a carte scoperte, non si gioca la vita usando le frecce direzionali e qualche tasto del pc o del cellulare, la vita va vissuta fra milioni di persone e non si perde e non si vince se si vive davvero. Serve però gente che rischia anche di restare per gli altri, che si mette in cammino anche tre le vie della propria città, che ci mette la faccia, che sceglie di non adeguarsi al coro, che fa la voce fuori campo “negli spazi invisibili del margine”. Da qui, da noi.

Grazie professore.  

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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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