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giovedì, Novembre 21, 2024

La prof. che mi ha insegnato a scrivere la vita

E' morta la professoressa Antonietta Speranza, portata via da un tumore

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Era una prof. molto esigente eppure tutti le volevamo bene. L’interrogazione di fine maggio era su tutto il programma, un anticipo degli esami universitari, anche se tanti dicevano che alla “Ragioneria” si studiasse poco. Ci toccava ripetere tutto il libro di storia, quella più noiosa, troppo distante da noi, tutti gli autori, ma anche tutta la grammatica e conoscevamo ogni dettaglio dei Promessi Sposi. Uno studio intensissimo, eppure piacevole, perchè era la prof. che spiegava tutto.

La professoressa Speranza, professoressa di lettere e storia dei primi due anni, la figlia della dolce professoressa di musica che in molti avevamo conosciuto e amato durante la scuola media. La madre ci portava in un’aula dove c’era un pianoforte per farci ascoltare le sinfonie che a quell’età non avevamo mai ascoltato, ma ci catturava con il suo sfiorare quei tasti bianchi e neri, e la figlia ci catturava sfiorando le parole con signorilità durante le sue spiegazioni. Sempre complete, sempre talmente coinvolgenti e cariche di particolari. Non c’era argomento che non capivi leggendolo sul libro, perchè lei aveva già spiegato molto di più.

Autorevole, ma mai autoritaria. E quelle poche volte che metteva da parte il programma per parlare di vita, lo faceva aprendosi con eleganza, anche quella volta in cui affrontammo l’argomento della morte non nascose a noi adolescenti la sue domande. Era morto Vincenzo Accardi, era stato in classe con noi per qualche giorno e perciò per molte mattine nell’appello. A lei era toccato dover depennare il nome e ci disse che quella linea retta era come la linea del battito del cuore che ad un certo punto perde le onde e diventa piatta, però la mano le tremava e non fu una linea perfetta, perchè chi muore in realtà non muore mai del tutto.

Resta l’amore, restano i ricordi e anche gli insegnamenti. Restano i semi che poi diventano frutti. Una volta fu costretta ad assegnare alla mia classe tre opzioni del tema del compito in classe su argomenti di storia, alcuni compagni si lamentarono, ma lei disse che la colpa fosse mia che in ogni compito sceglievo sempre la traccia di attualità, e quindi l’unico modo per farmi scrivere di storia era assegnare solo argomenti di storia! All’epoca non lo sapevo e non lo potevo immaginare, ma oggi se sono giornalista forse è anche perchè ho avuto una grande professoressa d’italiano, che quasi sicuramente non ha mai saputo quanto mi fosse entrata in profondità e quanto abbia custodito i suoi insegnamenti dentro la stanza della mia anima. Perchè le persone che ti segnano nella vita, sono un libro, anche di storia, da rileggere tra le righe, e gli incontri che ti hanno toccato nella vita non sono mai un addio, anche quando un terribile tumore le porta via da noi.

Ha sofferto tanto in questa lotta con la malattia, ma nel suo cognome c’è vita e ci sarà sicuramente e ancora tutte le volte che sarà ricordata anche come la professoressa che spiegava ogni cosa, che spendeva tanto tempo per i suoi studenti, che era disponibile e attenta. Perchè tanti sono i docenti, ma pochi i veri maestri. Come Antonietta Speranza, una perla in quel corso A. E prima e dopo una sorella, moglie, mamma, nonna. Una donna che ci ricorda quanto la vita vada vissuta, persino quando non c’è speranza. “Gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante”. Grazie prof.! Al ciel.

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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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