Quella che oggi abbiamo l’onore di raccontare è una storia bellissima che parte da lontano, dall’Africa e arriva alla piccola Maya.
Juliet, la mamma, è una ragazza nigeriana che a soli 15 anni lascia la sua famiglia e la sua terra per raggiungere su un barcone l’Italia ed il suo sogno di una vita più bella.
A Napoli però, dove vive inizialmente, dopo qualche tempo a Lampedusa, trova anche l’amore. Africano anche lui che come lei aveva raggiunto l’Italia per un lavoro o almeno una vita nuova. A Napoli non c’è lavoro e quindi un amico li consiglia di raggiungere la Calabria dove c’è la possibilità di trovare un lavoro nelle campagne e dopo diversi giri per diverse città raggiungono insieme Taurianova e decidono di stabilirsi qui come famiglia. Nel 2015 nasce Mikel e poi nel 2019 Maxel. «Nomi che possono essere tradotti anche in italiano, così le maestre non avranno difficoltà» ci racconta Juliet, che ha un regolare permesso di soggiorno.
Mikel inizia la scuola dell’infanzia a Taurianova e di fatto la loro è la prima famiglia africana integrata e inclusa nel territorio.
Abitano in una casa molto piccola nei pressi dell’Ospedale, ma si sono fatti volere bene da tutti i vicini e dalle persone che hanno avuto modo di avvicinarsi.
Juliet non chiede mai niente, eppure avrebbe tanto bisogno. Risponde sempre grazie però. Il marito lavora nelle campagne e per quanto è possibile cercano di vivere dignitosamente. Magari d’inverno li trovi a casa con i cappotti perchè la stufa non può essere accesa tutto il giorno, ma li trovi sempre sorridenti. La casa è molto piccola ma per giocare con i bimbi non serve solo spazio, servono dei genitori presenti e loro lo sono.
Oggi è nata una principessina, Maya, che si unisce ai due fratellini. La mamma sperava in una femminuccia perchè ci ha confidato di aver vissuto sempre attorno a uomini e avrebbe tanto voluto essere mamma anche di una bambina.
Una bambina che non ha parenti a Taurianova, ma sarebbe bello che la nostra comunità in un certo qual modo adottasse questa famiglia. Non donando il nostro superfluo, ma facendoli sentire voluti bene.