Recenti studi di revisione hanno evidenziato dati riguardanti il rapporto tra salute mentale e Covid19. La pandemia ha portato nella vita di tutti noi sofferenza, ansia, paura, isolamento, malattia, ospedalizzazione, dolore fisico e psicologico. Rappresenta un evento “traumatico” che ha colpito inevitabilmente il mondo intero e stravolto la nostra quotidianità lasciando delle tracce in ognuno di noi.
I blocchi obbligatori, distanziamento sociale, l’isolamento e altre misure attivate nell’interesse della salute pubblica hanno alterato bruscamente e drasticamente la routine quotidiana, il lavoro, la vita in famiglia, il tempo libero, la vita sociale, i viaggi, le attività ricreative e le abitudini sportive delle persone.
A tutto questo si aggiungono le difficoltà economiche e la disoccupazione, la morte dei propri cari e la difficoltà nell’eseguire i rituali di addio.
In poco tempo, il virus altamente contagioso, ma invisibile, ha trasformato situazioni precedentemente neutre in situazioni potenzialmente pericolose: toccarsi il viso, andare a un concerto, stringere la mano a qualcuno e persino abbracciare i nonni, erano e sono diventati un divieto.
La ricerca ha anche dimostrato che l’epidemia e il conseguente blocco hanno avuto un impatto psicologico significativo su individui con condizioni mediche preesistenti. I pazienti annullano o rinviano gli appuntamenti medici programmati perché hanno paura di contrarre e sviluppare l’infezione e subiscono così un impatto negativo sulle cure e sulla malattia.
Il Covid19 non colpisce solamente le vie respiratorie, il Covid19 “entra nella mente” degli individui che sono costretti a vivere in un continuo stato di allerta, di paura, di preoccupazione, insicurezza e confusione, tutte condizioni che possono innescare disturbi psicologici come ansia, depressione e disturbo da stress post traumatico.
Tutti abbiamo paura
Abbiamo paura dei cambiamenti, di perdere un affetto o il lavoro, di non essere capaci di superare gli ostacoli che la vita ci presenta.
Thich Nhat Hanh, monaco buddhista, poeta e costruttore di pace nel libro Paura, superare la tempesta con la saggezza dice:
“Pensiamo che, per essere felici, dovremmo reprimere o ignorare le nostre paure. Quando pensiamo alle cose che ci spaventano non ci sentiamo a nostro agio, così allontaniamo i nostri timori negandoli: Oh no, non voglio pensarci. Cerchiamo di ignorare la paura, che tuttavia continua a restare presente. Il solo modo per liberarsi dalla paura ed essere davvero felici è riconoscerla e cercarne le radici profonde. Invece di tentare di rifuggirla, possiamoinvitarla ad affiorare alla coscienza e osservarla con uno sguardo limpido e profondo”.
Poiché il rischio di pandemia continua, è fondamentale identificare i fattori protettivi che possono promuovere il benessere mentale in situazioni di crisi come questa. Il sostegno sociale, il clima familiare e il suo funzionamento, hanno un forte impatto nel riuscire a riorganizzare la propria vita nonostante le difficoltà.
In questo contesto, è importante promuovere la disponibilità a fare spazio a un modo diverso di vivere la vita di tutti i giorni.
Propongo alcuni passi che ci possono aiutare a vivere in modo più consapevole, accogliente e di apprezzare a pieno anche le piccole cose:
- Dare un nome alle nostre emozioni. Questo è il primo passo, identificare e dare un nome ai nostri sentimenti ci aiuta a gestirli in modo sano e accettabile nel tempo. Ad esempio possiamo dire: “In questo momento della mia vita mi sento molto triste, ho paura, mi sento arrabbiato, confuso”.
- Imparare a riconoscere e persino abbracciare la sofferenza. Pensa a una situazione nella tua vita che è difficile, che ti sta portando stress. Prova a dire a te stesso: “Questo è un momento di sofferenza, fa male. La sofferenza è parte della vita, forse altre persone si sentono in questo modo. Io non sono solo”. E alla fine… Sii gentile con te stesso.
- Non tutto è sotto il nostro controllo. Il tentativo di evitare e controllare i nostri pensieri, le emozioni e ricordi dolorosi, non fa altro che amplificare e intrappolarci ancora di più nel nostro dolore.
- Accettare la paura come normale.
- Allenarci a praticare la flessibilità psicologica. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che la flessibilità psicologica, al contrario di stili di risposta rigide e di evitamento, ha alleviato l’impatto dannoso della pandemia sulla salute mentale.
Al fine di valutare l’impatto emotivo dell’epidemia di SARS-CoV-2 e il grado di flessibilità psicologica del soggetto, si fa riferimento al modello Acceptance and Commitment Therapy (ACT), che aiuta ad entrare in contatto con il momento presente, accettare ciò che è fuori dal nostro controllo personale, a notare i nostri pensieri ed emozioni, con i quali spesso entriamo in lotta, a essere consapevoli del nostro dolore e infine impegnarci nell’intraprendere azioni in linea con i valori fondamentali che arricchiscono la nostra vita.
La disponibilità è la porta d’accesso alla flessibilità psicologica, è “fare spazio” nella propria vita anche ad esperienze spiacevoli e stressanti.
Conclusioni
Tutti noi abbiamo pensieri che arrivano alla nostra mente continuamente e ci procurano sofferenza, anche se desideriamo essere più felici e sereni. Per “sentirci bene”, evitiamo il dolore e le cosiddette emozioni “negative” (che io preferisco chiamare naturali).
Nel breve termine questo processo funziona ma a lungo termine i tentativi di evitare eventi privati indesiderati non fa altro che aumentare la loro importanza e credibilità: aumenta l’angoscia e non si è connessi con il momento presente. Le persone possono sentirsi sopraffatte da una paura incontrollabile.
I dati sembrano confermare che la flessibilità psicologica insieme ad altri processi come l’accettazione e la compassion, intesa come la capacità di FERMARSI e riconoscere la propria ed altrui sofferenza, sembrano particolarmente utili per affrontare l’attuale situazione pandemica e il suo altalenante andamento.
Leggi anche il nuovo articolo della nostra psicologa qui.