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giovedì, Novembre 21, 2024

Lo sport con Enza sul podio della medicina

Celebrata la medaglia d'argento di Enza Petrilli presso lo Studio Polispecialistico dott. Francesco Monea

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Si è tenuta presso lo Studio Polispecialistico dott. Francesco Monea, la tavola rotonda in cui si è celebrato il successo paralimpico della paziente dello studio Enza Petrilli, medaglia d’argento nel tiro con l’arco ricurvo categoria W2 alle appena concluse Paralampiadi di Tokyo.

«L’impresa della taurianovese ci ha fornito ulteriori stimoli per l’organizzazione di una tavola rotonda – spiegano i referenti dello Studio Medico – che ha visto la presenza di illustri relatori, su una tematica molto importante, quale la personalizzazione terapeutica attuata anche in funzione del raggiungimento di obiettivi sportivi. L’approccio multidisciplinare che ormai ci contraddistingue da molti anni, improntato su tecniche innovative che danno vita ad una medicina “in movimento” focalizzata prevalentemente sulla ricerca scientifica, sull’utilizzo continuo di nuove metodiche, capace soprattutto di adattarsi alle necessità dei pazienti, è sempre indirizzato al raggiungimento di un ottimale stato di salute».

Il dott. Francesco Monea nell’introdurre la tavola rotonda, ha indicato l’atteggiamento di Enza che «manifestando sempre una gran voglia di rivincita ha saputo scegliere la strada giusta da percorrere e non ha scelto la strada più breve o più facile, perchè sarebbe stato semplice essere un campione con tutte le attrezzature e con tutto il corredo per arrivare anche a buoni risultati oltre ovviamente alla preparazione, Enza invece è partita da un dramma» e ha invitato a pensare che «questa esperienza di Enza possa essere una strada che segni tante altre situazioni che purtroppo ancora sono ai margini del nostro mondo della nostra società», ha precisato «è quella che accoglie, non è quella che allontana e allora se noi riusciamo a fare una sinergia della nostra presenza qui oggi con la nostra presenza in un mondo dove la solidarietà la farà da padrone, quella sarà la crescita umana per tutti quanti». 

Le sola terapia medica, ha ricordato il dott. Monea, spesso non basta per raggiungere la guarigione. «Come studio siamo partiti nel 1994 interessandoci del dolore perché ho sempre pensato che il dolore fosse un male che colpiva non soltanto il corpo degli uomini ma che strappava anche l’anima e ho pensato che il dolore fosse da inquadrare come una malattia e quindi dedicare tutte le energie soprattutto nel campo della ricerca verso la risoluzione del dolore, conoscerlo prima per poi poterlo curare». Curare il dolore, ha precisato, non vuol dire poterlo risolvere sempre «non abbiamo questo privilegio, però ce la mettiamo tutta» e ricordando l’etimologia della parola dolore cioè prendersi cura dell’uomo che soffre, ha concluso «se non si riesce a risolvere una determinata malattia e guarirla, allora si può prendere cura del malato e accompagnarlo nel suo disagio, nella sua sofferenza ed quello che è successo con Enza, perché non abbiamo mai pensato di poterla curare nel senso di guarirla, ma che occorreva sostenerla della sua situazione del dramma che ha subito. Accompagnarla, condividere con lei momenti di sofferenza, momenti di crescita e soprattutto di proiezione verso un futuro nuovo che non immaginava»

«Quando Enza è arrivata in questo studio 4 anni fa, grazie al compagno Michelangelo, l’obiettivo era quello di cercare di risolvere il più possibile il suo quadro clinico di partenza dovuto ad una lesione spinale attraverso la valorizzazione delle sue capacità motorie residue. Nel corso degli anni attraverso un percorso chinesiterapico ben definito e basato su evidenze scientifiche, siamo riusciti ad ottenere notevoli risultati – ha sottolineato il dottore Carmelo Nicoterae abbiamo cercato di valorizzare il più possibile le capacità motorie di Enza, però successivamente il nostro focus terapeutico si é spostato in funzione del raggiungimento di finalità sportive portandoci ad ideare nuovi scenari terapeutici e personalizzando la terapia in modo tale che Enza potesse avere dei miglioramenti nella pratica sportiva quotidiana, anche secondo le richieste del suo allenatore, come quella di migliorare la sua stabilità di spalle (non dimentichiamo che tira ad una distanza di 70 metri e ciò comporta che disponga di un’ottima stabilità di spalle, un buon controllo del tronco e naturalmente una buona forza muscolare)». 

Il grande merito di Enza è stato dunque prendere il meglio da ogni figura professionale ed affettiva che l’ha accompagnata in questo suo cammino verso Tokyo, costruendo e modellando un puzzle che le ha permesso di arrivare così in alto.

Il dottore Nicotera, che è la figura di riferimento dello studio per Enza, ha aggiungiunto ai nostri microfoni: «Seguire Enza in questa 4 anni è stata un’esperienza gratificante da un punto di vista umano e professionale, sono contento di esserle stato di supporto attraverso un percorso chinesiterapico personalizzato per il raggiungimento dei suoi obbiettivi sportivi».

All’evento tra gli ospiti anche il Magnifico Rettore dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, il prof. De Sarro che ha invitato Enza insieme al dottore Carmelo Nicotera a tenere un seminario agli studenti di Scienze motorie di Catanzaro.

Il presidente ff della Regione Calabria prendendo la parola subito dopo il Magnifico Rettore ha voluto anche ringraziare l’ospedale di Catanzaro per la grande umanità che ha regalato alla nostra città. «Quando ho telefonato disperato a nome di una famiglia taurianovese che ha una bambina con una delle malattie più rare che esistano al mondo (sono credo 7 casi in Europa), che ogni 15 giorni era costretta ad andare fuori regione per poter garantire delle cure costosissime alla bambina – ha spiegato il presidente Nino Spirlì – l’università e l’ospedale hanno risposto con una rapidità e umanità incredibile e quindi da oltre un mese questa bambina le riceve le cure grazie ai medici dell’università e dell’ospedale di Catanzaro».

La celebrazione dell’atleta Enza Petrilli ha dato quindi la possibilità non solo del confronto sulla stretta correlazione tra terapia e sport, ma è servito da stimolo a tutti ricordando che «la disabilità non è mai un limite ma un valore aggiunto», come ha dichiarato Nazareno Insardà, presidente dell’ASD AIDA, società che ha portato Enza alle Paralimpiadi di Tokyo, ma allo stesso tempo a scommettere e credere nel made in Calabria, che è arrivato a Tokyo ed è salito sul podio del mondo.



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Nadia Macrì
Nadia Macrì
direttore

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